lunedì 7 marzo 2011

"Cosa sta succedendo in Libia?"

Muammar Gheddafi, di fatto massima autorità della Libia, pur non avendo alcun incarico ufficiale e fregiandosi soltanto del titolo onorifico di "Guida della Rivoluzione". 


Molte persone ultimamente non stanno capendo un' accidente di ciò che sta capitando in Libia e più generalmente in nord Africa; la colpa è soprattutto dei media, sempre pronti ad approfittare di ogni notizia per farne uno show anziché dare spiegazioni reali sugli avvenimenti. Probabilmente anche questa confusione mediatica è organizzata dato che, come vedremo, la serie di avvenimenti nordafricani sembrano essere sorti da un complotto ben pianificato.
A prima vista possono sembrare "rivoluzioni colorate", infatti le rivolte sono partite dagli studenti, tramite metodi non violenti e semplice disobbedienza civile contro governi ritenuti corrotti e autoritari; ma di tutti i colori, sembrano essere solo le notizie riportate sui giornali e sui TG che non aiutano assolutamente a fare chiarezza. Ecco un elenco delle notizie e le sparate che sono uscite in questi giorni dai mezzi di comunicazione ufficiali, seguite dalle mie motivazioni nel renderle dubbie:

1- A Bengasi il regime avrebbe causato centinaia di uccisi e ci sarebbero "Squadroni della Morte" che ammazzano civili, donne e bambini (trafugandone i corpi): Non esistono per adesso documentazioni di queste presunte milizie e dei morti, le comunicazioni con il paese sono aperte, come dimostra la grande presenza di giornalisti e consulenti militari USA e francesi a Bengasi (con telecamere e apparecchi di trasmissione satellitare) ed un' intervista andata in onda al TG3 ad un' abitante di Tripoli via Skype (si Skype...), quindi è da chiedersi perché non arrivino immagini adeguate di tutte queste stragi.

2- I miliziani uccidono i feriti negli ospedali e stuprano la gente "casa per casa": Questa notizia ricorda la vicenda dei neonati strappati alle incubatrici da Saddam, si scoprì poi che era una notizia "fabbricata" da un' agenzia di pubbliche relazioni.

3- Le fosse comuni: 


  Le presunte fosse comuni dei manifestanti. Una bufala colossale.


Onore ad Enrico Mentana che sul TG La7 ha rivelato che si tratta di un normale "cimitero sulla spiaggia" libico, non buche fatte alla bella e buona per seppellire "centinaia di morti".

4- I mercenari col cappello giallo: Ora, io non mi intendo di mercenari e guerriglia ma vi sembra possibile che vadano in giro a massacrare la gente indossando un cappellino giallo canarino, in modo da farsi riconoscere ovunque, anche dalle telecamere?

5- Giornalisti stranieri malmenati dagli "Squadroni della Morte": Per i TG la popolazione viene stuprata ed uccisa ma i giornalisti stranieri vengono solamente presi a botte ed allontanati, non esistono immagini dei picchiati e sembrerebbe più una comoda giustificazione per non aver sul campo "giornalisti all' avventura" che possano documentare i fatti reali.

6- Le testimonianze dei rimpatriati in Italia: Nessuno ha visto una sparatoria, un morto, una goccia di sangue. Viene riferito che lo stato Libico è scomparso. Non ci sono più poliziotti, non c’è esercito, non ci sono controlli ma stranamente gli aeroporti funzionano.

7- Trecentomila futuri sbarchi: Allo sbarco in Normandia parteciparono "solo" 150 mila soldati, fa notare Pietro Cambi, in tutto il Nordafrica non esistono neppure natanti a sufficienza.

8- Gli sbotti di Gheddafi: "Al Qaida mette la droga nello yogurt." Davvero, ha detto così, o almeno pare.

9- Sempre Gheddafi: "I mercenari italiani aiutano i ribelli".

9bis- I giornali: "Gli aerei italiani aiutano Gheddafi".

10- Il rais ha minacciato di chiudere i rubinetti del petrolio.

10bis- I ribelli hanno minacciato di chiudere i rubinetti del petrolio.

10tris- L' ENI (forse) chiude i rubinetti del petrolio.

11- Ad Anno Zero, Luttwak ha detto che i dittatori amici dell'America si distinguono perché la loro polizia non può sparare sulla folla e commettere efferatezze: Come Pinochet?

12- Il consiglio di sicurezza dell' ONU consiglia ai paesi "occidentali" di congelare i beni della Libia: Per ora non esistono basi concrete per poterlo fare.

In questo teatrino dell'assurdo è impossibile farsi un'opinione. Una cosa è certa, in Nordafrica stanno cadendo regimi antichi, retti da governanti anziani, stanchi e corrotti. Vanno tutti sostituiti in fretta con politici giovani, forti ed affidabili ma capiremo chi ci ha guadagnato da tutto questo quando sarà chiaro chi gestirà le risorse naturali libiche.
Di seguito esporrò l' analisi geopolitica di Roberto Ponti, uscita sul blog "Rischio Calcolato" il 27 Novembre 2010, la quale può aiutarci a porre luce sui fatti della Libia e il Nordafrica, congiuntamente alla crisi del governo Berlusconi.


Il gas della discordia.


Tutto inizierebbe il 15 Maggio 2009, in quel giorno l' Italia rientra prepotentemente nello scacchiere delle politiche internazionali, firmando l' accordo per per il passaggio sul territorio del gasdotto Southstream e per la creazione di SeverEnergia, joint-venture tra Gazprom, Eni ed Enel. Per la prima volta dal dopo guerra, con questo accordo l' Italia si lega politicamente alla Russia. Inutile ricordare in quale controversia era posta l' Italia negli anni della guerra fredda, dove il suo strategico suolo al centro del Mediterraneo divenne luogo di interessi e scontri tra le due superpotenze.
Tornando al 2009 ed in particolar modo alla joint-venture SeverEnergia, scopriamo che possiede il 100% di tre società (Arcticgaz, Urengoil e Neftegaztechnologia) strategiche per la definizione di un politica energetica nazionale forte ed indipendente, perché titolari di licenze per l’esplorazione di giacimenti di idrocarburi (specialmente riserve di gas). In un mondo dove il potere nazionale è correlato alla capacità di essere energeticamente “autosufficienti”, questa scelta strategica non è altro che un tentativo di rompere le catene dalla dipendenza energetica estera.
I problemi iniziano perché il gasdotto russo è stato preferito al progetto rivale sponsorizzato dagli USA e dalla UE: il Nabucco.


"Southstream porterà il gas in Europa sfruttando due direttrici: un primo braccio diretto verso l’Austria e la Germania ed un secondo transitante sul suolo ellenico che terminerebbe in Puglia fornendo gas all’Italia: il percorso è in diretta competizione con quello del rivale come si vede dalla cartina."


Guardando alla mappa è facile vedere due paesi strategici per le politiche dei gasdotti: Turchia ed Iran. Queste nazioni però sembrano propendere per politiche estere più vicine alla Russia: L' Iran ha accordi commerciali sul gas con il paese, e la Turchia, che non si sedeva a colloquio con Mosca da più di 500 anni, ha siglato accordi che favoriscono il gasdotto Southstream, allontanandosi sempre di più da Washington.
Ecco alcune agenzie di stampa che confermano ed aiutano a capire:

(correre.it): “ANKARA — Baci e abbracci con Vladimir Putin, come sempre. Complimenti e ringraziamenti da Recep Tayyp Erdogan. Il Cavaliere in Turchia è come se fosse a casa sua: due ore di trilaterale senza staff con due leader a lui tra i più cari, poi la presenza in prima fila a una conferenza stampa russo-turca in cui si ritaglia (riconosciuto da tutti) il ruolo di padrino della mediazione tra Ankara e Mosca…..”

(Eurasia): “L’Iran, inoltre, è decisamente interessato a coinvolgere la parte russa nella costruzione di un sistema per la produzione di gas naturale liquefatto (GNL), una raffineria nella provincia di Golestan nel Nord ed un gasdotto nel mar Caspio dal porto di Neka fino al porto di Jask nel Golfo di Oman. Le autorità iraniane sono pronte ad esaminare le proposte delle compagnie russe per la realizzazione diretta di nuovi giacimenti di gas e petrolio in Iran, senza alcuna offerta d’appalto...”

(Businness on line): “E’ in questo contesto che nasce la “Troika del gas” che sarà formata dal Qatar, dall’Iran e dalla Russia che ha 1.680 triliardi di metri cubi di gas. Il mondo, da oggi, si troverà quindi a fare i conti con questo “cartello energetico” in grado di dettare le sue leggi.”

(MadArabNews): “Sebbene Teheran abbia criticato le posizioni della Russia, Mosca resta il principale difensore dell’Iran in materia di sanzioni economiche, anche se la Cina, che ha un interesse economico molto maggiore in Iran, è interessata ad alleviare la pressione nei confronti di Teheran più di qualsiasi altro Stato.”

Quello che risulta evidente è come ultimamente questi due paesi subiscano interferenze quantomeno sospette nella loro politica nazionale: in Turchia a gennaio è stato sventato un colpo di stato militare ordito da una frangia dell’esercito contro il governo di Erdogan, che guarda caso è lo stesso primo ministro che siglò gli accordi con Putin; per quel che riguarda l' Iran, credo non ci sia bisogno di soffermarsi a raccontare come si muova la propaganda occidentale per attaccarlo su ogni fronte.
La Russia si è subito proposta come mediatore per preservare i suoi interessi economici e commerciali, dato che una guerra sul suolo iraniano assicurerebbe un approvvigionamento al gasdotto Nabucco (come già successo in Iraq) e metterebbe a rischio gli accordi commerciali russo-iraniani.
Russia e USA competono su più fronti: politico, militare, economico ed altri, si stanno creando alleati, stanno muovendo le loro pedine e l’Italia è, come la storia ci ha sempre insegnato, un paese strategico. Sembra essere tornati in totale guerra fredda.
Per non essere da meno, in Italia dopo l' accordo per Southstream i poteri forti della finanza internazionale che decidono la politica USA, iniziarono ad attaccare mediaticamente il governo di Silvio Berlusconi tramite la Repubblica e il Financial Times; lavoro fin troppo facile ovviamente, non voglio entrare in merito alla veridicità delle accuse, certo però si può analizzare con una chiave interpretativa diversa da quella scandalistica, ciò che è accaduto fino ad adesso. 


 Berlusconi e Putin si mettono d' accordo sul gasdotto.


"Il premier è stato ripetutamente attaccato da Repubblica, quotidiano appartenente al Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A. La casa editrice è in mano alla famiglia De Benedetti tramite Cirgroup che ha come azionista di maggioranza la finanziaria di famiglia Cofide; questo gioco di scatole cinesi ci aiuta a capire chi sta attaccando frontalmente Silvio Berlusconi.
Carlo De Benedetti fu alla fine degli anni ’70 il golden boy di casa Fiat: questo sodalizio con la casa automobilistica è un’informazione che può essere utile più avanti per capire quali pedine vengano mosse sullo scacchiere. L’ingegner De Benedetti è l’uomo di fiducia della potente famiglia di banchieri Rothschild (non avendo lo spazio fisico per spiegarvi il perché di questa amicizia eccellente vi consiglio la lettura di questo articolo qualora foste scettici riguardo alla mia ultima affermazione), famiglia influente nell’economia USA. L’altro giornale , il Financial Times credo che non abbia bisogno di presentazioni."
La seconda scelta di politica energetica fatta dal governo Berlusconi che ha sancito ormai la definitiva rottura con la sponda atlantica sono stati gli accordi commerciali con la Libia.


 Il gasdotto Greenstream tra Libia ed Italia.


La collaborazione energetica Italia-Libia è ufficialmente nata sotto il governo Berlusconi 2004 con la costruzione di Greenstream, un gasdotto che ha permesso alla partnership Eni-Noc di esportare e commercializzare il gas libico in Europa. Nel 2008, in cambio di risarcimenti per 5 miliardi per il passato coloniale, la Libia ha garantito all’Italia un accesso privilegiato di ENI alle sue risorse naturali che costituiscono il 25 per cento del petrolio e il 33 per cento del gas consumato in Italia.
La Libia è un alleato strategico per la politica energetica avendo la nona riserva mondiale di petrolio, la Russia stessa da tempo ha deciso metterla sotto il suo protettorato, come testimoniano numerosi accordi commerciali e militari.
Concludendo vorrei ricordare che questo è solo una piccola parte della storia ma dovrebbe bastare per farci un' idea chiara di cosa muove tutto questo: rivoluzioni africane, interessi speculativi , interessi della massoneria, accordi economici e poteri politici in questo caso sembrano convergere decisamente verso il campo dell' approvvigionamento energetico.


Cito per intero la Conclusione dell' articolo di Alberto B. Mariantoni apparso sul sito "Come Don Chisciotte", è esaustiva e trova riscontro con quello già letto:

"Ho molto esitato, negli ultimi giorni, ad ipotizzare uno scenario di tipo complottista. Ma – dopo l’eliminazione ad hoc dei “fusibili” Ben Ali (in Tunisia) e Mubaraq, in Egitto (due stretti ed affiatati partner (22) dell’ultimo Gheddafi… diventato ormai sinceramente filo-occidentale) (23) e la distribuzione a iosa (chissà da chi?), ai rivoltosi libici, delle complicate e difficilmente realizzabili (in casa o con artigianali mezzi di fortuna…) bandiere monarchiche, nuove di zecca – incomincio seriamente a sospettare che – da parte degli Stati Uniti (e di qualche loro immancabile ed indefettibile alleato, come la Gran Bretagna e, forse, anche della Francia) – ci sia la precisa e viziosa volontà di destabilizzare l’insieme degli Stati del bacino mediterraneo, per tre motivi principali:

   1. potere continuare a dominare i Paesi arabi – fino ad ora da loro direttamente o indirettamente controllati attraverso dei costosi, instabili ed impresentabili tiranni pupazzi/maggiordomi – con altre più accettabili, più docili, meno esose e/o più manipolabili figure politiche e forme di Stato o di Governo, a loro più stabilmente e saldamente infeudate;
   2. provocare degli immensi ed irrisolvibili problemi all’Italia e ad alcuni Paesi dell’Unione europea (ad esempio: la futura difficoltà, per noi Italiani, a poterci direttamente ed autonomamente approvvigionare in energia, presso i nostri abituali fornitori senza passare da Washington, e l’inevitabile moltiplicazione esponenziale dell’emigrazione di massa, dal Maghreb e dall’Egitto, in direzione delle sponde Nord del Mediterraneo), per impedire, da un lato, che il Governo di Roma possa continuare a diffondere il “cattivo esempio” della sua indipendenza energetica ad altri Paesi dell’Unione; dall’altro, per poter scongiurare che l’Europa-Nazione possa davvero vedere la luce e, in un prossimo futuro, diventare un’importante potenza politica, economica, culturale e militare, concorrente degli USA;
   3. continuare a poter giustificare la presenza militare e logistica delle centinaia di basi USA e NATO in Europa e nel Mediterraneo, sia per seguitare a coltivare l’idea – tra le pavide, svigorite e prostrate popolazioni del nostro Continente – che il gigante Europa, per fronteggiare il “nemico” arabo-musulmano, abbia assolutamente bisogno di farsi proteggere dal nano statunitense; sia per raccogliere e concentrare l’attenzione dei più fedeli Stati vassalli Europei, sul solo ed esclusivo “pericolo” Iran; sia per permettere ad Israele di potere tranquillamente proseguire indisturbato la sua colonizzazione della Cisgiordania occupata e di continuare a dominare militarmente i diversi Stati arabi della sua regione, senza dovere essere politicamente o moralmente obbligata, nei confronti dell’opinione pubblica mondiale, di accettare la realizzazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano, alle sue frontiere.
Cosa dovrebbe fare l’Italia, nell’immediato, per tentare di non farsi passivamente “affondare” dall’attuale strategia statunitense ed, eventualmente, cercare di dare “scacco matto” a quei piani destabilizzatori?

Se l’Italia fosse governata da Uomini politici degni di questo nome, il problema non si porrebbe affatto. Il nostro Paese, ad esempio, dovrebbe, per cercare di tutelarsi pregiudiziamente, decretare la sua auto-sospensione (anche se momentanea) dall’Unione Europa e dall’ONU; stringere un patto politico, economico e militare con la Russia; rompere le relazioni diplomatiche con Washington e dare l’immediato ed irrevocabile benservito (48 ore di tempo, per fare i “bagagli” e sloggiare!) alle sue più di 100 basi ed installazioni logistiche e militari che sono acquartierate nel nostro Paese, da ben 66 anni; proporre un partenariato politico, economico e militare ai diversi Stati dell’area mediterranea, Paesi arabi limitrofi compresi. Ed, in fine, incitare caldamente l’insieme delle popolazioni rivierasche del comune Mare Mediterraneo a rifiutare categoricamente la presenza, l’ancoraggio ed il libero scorrazzamento delle flotte militari degli Stati che non sono geograficamente confinanti con questo bacino marittimo.
L’Italia, purtroppo, però, come sappiamo, dalla fine della Seconda guerra mondiale, è “governata”, per conto terzi, da una serie di castrate ed inibite combriccole di eunuchi in livrea e guanti gialli che – all’interno della maggioranza, come tra i ranghi dell’opposizione – preferiscono esclusivamente continuare ad annoverarsi tra i membri del tradizionale “partito amerikano” (bipartisan) e – nonostante le già citate evidenze – a prostrarsi remissivamente ai piedi dei loro stomachevoli Padroni statunitensi, per meglio cercare di accattivarsi la loro simpatia o cordialità, e ricevere, più docilmente e servilmente possibile, le loro rituali “pacchette” sulle spalle, in pagamento (e mancia…) della loro sempre solerte e diligente esecuzione (a comando, s’intende!), dei loro più insopportabili, obbrobriosi ed imperativi/coercitivi diktat.
Pertanto, salvo improvvisi o inopinati “miracoli” o “prodigi” – e pur sperando sinceramente di starmi sicuramente a sbagliare… – inutile attendere tempi migliori, per l’Italia, nei prossimi mesi ed anni. E questo, qualunque sia o possa essere l’esito delle attuali “rivolte” arabe o dei prossimi sconvolgimenti e putiferi che continueranno senz’altro ad interessare e travagliare i diversi Paesi delle sponde opposte dell’area mediterranea."


Alberto B. Mariantoni
Fonte: http://civiumlibertas.blogspot.com
Link: http://civiumlibertas.blogspot.com/2011/03/alberto-b-mariantoni-crisi-libica-o.html
5.07.2011